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L' ICONA ORTODOSSA COME LUOGO E MODO DI MOLTEPLICI INCONTRI

LA DEVOZIONE E LA VENERAZIONE DELLE SACRE ICONE

Le Iconostasi delle Chiese Greche in Italia
(Efthalia Rentetzi)

 

LA DEVOZIONE E LA VENERAZIONE DELLE SACRE ICONE
Christos Kriconis, Professore di Teologia presso l'Università di Salonicco

La caratteristica sostanziale della Chiesa Ortodossa è l'uso, la devozione e la venerazione delle sacre icone di Gesù Cristo, della Madonna e di tutti i Santi. In questo modo esprime sia il suo carattere terreno sia quello ultraterreno; questa verità vollero sottolineare i Padri della Chiesa dando alla prima Domenica di Quaresima il nome "Domenica dell'Ortodossia". In quel giorno si celebra l'anniversario della decisione del VII Concilio Ecumenico che ripristinò il culto delle icone.

Certamente ci sono varie ragioni che impongono la devozione e la venerazione delle sacre icone.

La prima ragione è il bisogno di attirare il pensiero e l'animo dei fedeli ai destinatari delle preghiere, delle orazioni e delle suppliche come pure ai destinatari delle lodi e dei ringraziamenti, in altre parole attirarli ai Santi raffigurati. I fedeli che pregano davanti alle sacre icone si riposano spiritualmente, vedendo le figure dei Santi raffigurati, come dice l'apostolo Paolo " in enigma" e questo perché in questo modo sentono la loro presenza nella loro mediazione e nella loro ambasciata verso Cristo e si affidano a loro nelle loro orazioni e nelle loro preghiere.

Una seconda ragione sostanziale è il grande valore istruttivo delle sacre icone in relazione alla loro posizione nelle chiese e nel culto. Esse insegnano ad ogni cristiano che Dio e la Chiesa premiano tutti coloro che, sulla terra, sono rimasti fedeli alla Sua volontà e si sono mostrati degni della morte sulla croce e dell'opera redentrice di Cristo. Questo premio è rappresentato innanzi tutto dall'aureola dei Santi.

La terza ragione è la polimerica santità delle sacre icone, proveniente da vari fattori, tra i quali i più importanti sono la posizione delle sacre icone nelle chiese e nel culto, l'educazione teologica della Chiesa che ogni devozione e adorazione delle sacre icone " passa sull'originale" e i vari miracoli storici ad esse attribuiti.

Il fedele, davanti alle icone, ha la sensazione di trovarsi in un vivo dialogo personale con i santi raffigurati. L'icona si potrebbe paragonare con l'interprete di tale dialogo e con l'intermediario che inchioda, letteralmente, l'esistenza intera del fedele che sta pregando.

Proprio per questo il VII Concilio Ecumenico definisce la devozione e la venerazione delle sacre icone come "una pia e distinta istituzionalizzazione e tradizione della Chiesa, pia richiesta e necessità del suo compimento".

Con queste icone non si viola né si denuda l'indescrivibilità della Divinità, ma si descrive solo la storica configurazione della presenza e della vita di Cristo sulla terra. Siccome tutti i Santi raffigurati sono "a somiglianza di Dio", impronte dell'unica Divinità, le loro sacre icone, sono l'impronta della loro perfezione spirituale nel mondo; sempre secondo la dichiarazione di Basilio il Grande "la devozione e la venerazione delle sacre icone passa all'originale".

I primi iconoclasti, spinti sistematicamente dalle accuse di idolatria mosse dai Giudei a quei cristiani che stavano venerando e adorando le sacre icone, ingrandivano, per motivi di diffamazione, i casi isolati di alcuni cristiani sempliciotti, analfabeti e, a volte, bigotti che deviavano facendo delle esagerazioni e degli abusi per quello che riguardava la devozione alle sacre icone. La Chiesa attraverso l'educazione ortodossa alla devozione e alla venerazione delle sacre icone, affrontò in tempo il fenomeno di questi casi isolati di abuso. La giusta educazione della Chiesa era già stata enunciata da San Basilio. Nello spirito delle decisioni del VII Concilio Ecumenico anche le icone insegnano la somiglianza, per grazia Divina, dei Santi raffigurati con Dio, attraverso la santità delle proprie vite e per questo sono oggetto di devozione e di adorazione. Scrive san Giovanni Damasceno: " Colui che non adora è nemico di Cristo, della Madonna e dei Santi ed è vendicatore del diavolo e dei demoni e con la sua azione mostra tristezza perché i santi di Dio vengono onorati e glorificati mentre il diavolo si vergogna. Poiché l'icona è la glorificazione e la rivelazione in ricordo della vittoria dei virtuosi e della vergogna dei vinti e dei sopraffatti".

I fedeli "vedendo le raffigurazioni", vedendo cioè le icone, si riferiscono" al concetto e all'onorificenza del personaggio raffigurato". Di conseguenza l'icona non è un fine a sé ma il mezzo con il quale il fedele si riferisce al concetto, alla memoria della vita dei santi, gradita a Dio, ed in questo modo è spinto ad emularli, rendendo così onore al santo o martire raffigurato.

Con tutto ciò, si trae la conclusione che la somiglianza, relativa o assoluta, della vera forma storica del modello e dell'immagine raffigurata sull'icona, è una questione secondaria. La cosa più importante e sostanziale è la loro qualità e abilità di fare riferimento ai loro modelli, a cui contribuisce molto l'iscrizione del nome del personaggio raffigurato. Certamente, ogni immagine raffigurata non è un'invenzione dei pittori come osserva san Fotios "perché la divina e costante predica della tradizione dei padri, che segue le stesse sacre istituzioni, non raffigura e non plasma la mondana bruttezza o la curiosità umana... in tutta l'opera si illustrano sulle venerabili icone le chiare ed autentiche fattezze dei modelli in una maniera solenne nel quadro delle regole ieratiche.

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